Le Società benefit (Sb) sono state introdotte nel nostro ordinamento dalla legge 208/2015 e hanno sia l’obiettivo di ottenere profitto e dividerne gli utili e sia di perseguire finalità di beneficio comune.
Più specificatamente esse devono operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territorio, ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni, nonché altri portatori di interesse.
Per rendicontare il “beneficio comune” la normativa ha stabilito obblighi. Uno è quello di allegare assieme al bilancio d’esercizio la relazione annuale concernente il perseguimento di un beneficio comune (vedi guida completa delle SB).
La legge 208/2015 impone la predisposizione di un report con tre tipologie di documenti da allegare che, da un lato descrivono dettagliatamente le azioni intraprese dagli amministratori per il raggiungimento del beneficio comune, e dall’altro la stima dell’impatto generato. Inoltre occorre evidenziare i fattori che hanno accelerato o rallentato il processo di miglioramento sostenibile in modo tale da individuare nuovi obiettivi qualora l’impatto sia positivo, o migliorare le modalità di svolgimento delle azioni se l’impatto è negativo.
L’organo preposto al controllo delle Sb è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom) e ha il compito di sanzionare le società in caso di non rispetto degli obblighi previsti.
Tra il 2018 e il 2021 il numero delle Sb è aumentato da 420 a circa 2 mila con l’ingresso nel mercato di borsa Euronext Growth Milan di dodici società.
Sono tante le aspettative sulle Società benefit, che riflettono quanto prescritto dall’Agenda 2030 dell’Onu, dalla Next Generation Eu per l’Europa, e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per l’Italia, come emerso anche da alcune giornate di studio organizzate dall’Associazione Next Eu e dall’Università del Salento.
Di seguito si rimanda alla Disciplina delle società benefit