Nel quadro dei seminari online che l’associazione “NextEu” sta via via organizzando, si inserisce l’appuntamento con l’europarlamentare salentino, Andrea Caroppo: un’occasione, che l’associazione ha avuto, di analizzare il PNRR e di confrontarsi con esperti e studiosi, fra cui Marco Sponziello, docente di Geografica Economica, e direttore del nostro magazine.
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La gestione dei fondi UE
L’onorevole ci ha offerto degli spunti fondamentali su come si potrebbero percorrere i primi passi verso una corretta e ponderata gestione dei fondi europei provenienti dal PNRR: «Già prima della pandemia in Parlamento europeo ci interrogavamo sulla transizione digitale rendendoci conto che le difficoltà geopolitiche erano nel fatto che due grandi potenze, Cina e Stati Uniti, ci hanno sempre sovrastato, ma che ancora oggi rappresentano il cuore dello sviluppo tecnologico e l’economia dei dati. In questo l’Unione europea ha avuto grosse difficoltà e ha spinto ad adeguarci agli standard mondiali.
Il Covid e la risposta dell’Europa
Con l’arrivo della pandemia, alle due priorità (quella tecnologica e quella relativa all’ecosistema) si è aggiunta l’emergenza sanitaria. Ma la nostra grande forza in sede europea è quella di avere un mercato unico: durante la pandemia infatti l’Europa ha sospeso il patto di stabilità e molte grandi aziende hanno potuto contare sul sostegno di molti Stati, grazie ai fondi europei della BCE, che sono stati riprogrammati e adeguati. Quindi siamo un continente da prendere a modello e che ci ha consentito anche di avere un numero alto di vaccinati e ci si è resi conto che anche la beneficenza, la solidarietà, aiutano a fare meglio anche l’economia».
Cosa chiede l’Europa all’Italia dal PNRR
Dopo aver illustrato il quadro generale europeo, Andrea Caroppo ha snocciolato la questione fondi europei: «L’Europa ci sta regalando una parte dei fondi e un’altra parte ce li presta, chiedendo in cambio una ristrutturazione del paese: “Vi do soldi in cambio di riforme”. È questo il senso. Le riforme dovranno essere sia orizzontali (come quella sulla giustizia e quella sulla pubblica amministrazione) sia di carattere abilitante (come quelle sulla semplificazione amministrativa e sul reclutamento di personale); ancora, quella sulla concorrenza e altre riforme, di minore impatto. In tutto questo, sarà determinante il ruolo degli enti territoriali, ma attenzione: fare programmazione partecipata non vuol dire preparare delle “slides” e presentarle ai cittadini. La programmazione dovrà avvenire “a monte”».
Caroppo: il PNRR e il ruolo fondamentale della Ricerca
Un punto di vista illuminante, col quale l’europarlamentare ha destato l’attenzione di tutti, è stato quello relativo alla Ricerca: «Qui da noi manca l’innovazione dirompente: ci sono le aziende (ad esempio stiamo assistendo ad una ripresa del calzaturiero) ma i contenitori di formazione e idee, come le università, sono lontani. Eppure, solo con questa sinergia possiamo immaginare la produzione, affianco al servizio (che non può restare satellite di qualcosa) e avendo l’università e la ricerca situate vicino alla produzione si potranno ottenere dei risultati. Io insisto da anni su questo: i centri di ricerca devono essere vicini al territorio ed è per questo che si assiste spesso alla “fuga di cervelli”. La ricerca funziona quando è vicina ai centri di produzione, altrimenti resta solo teoria. Ma siamo indietro anche sui trasporti. A Bruxelles siamo in fase di revisione della rete dei trasporti e sta passando sotto silenzio una manovra decisiva per i prossimi vent’anni. Se il turismo salentino negli ultimi anni è cresciuto è grazie anche agli investimenti che sono stati fatti per l’aeroporto di Brindisi col vettore “Ryanair”, ma ora sta accadendo qualcosa di molto grave: nella revisione l’unica area territoriale che resterà fuori nella rete trasporti è il Salento. Financo la Calabria è riuscita a spendere molto bene nonostante l’agricoltura calabrese non sia migliorata. Le nostre programmazioni locali non guardano ai risultati prodotti grazie alle spese effettuate. Noi i soldi li impegniamo e li rendicontiamo ma non abbiamo capacità di spesa. Il fiato sul collo, il controllo da parte di enti e associazioni non politiche può essere decisivo. Oggi in tutto il Sud abbiamo le stesse persone che da vent’anni fanno analisi e progettazione. Ma un’analisi reale di quello che è stato realmente realizzato non c’è mai stata e siamo stati fregati per tanti anni: ognuno ha tirato l’acqua al suo mulino, nei circoli associativi classici.
Il Sud e la politica industriale
Nel sud Italia manca una vera politica industriale: tutti pensano che basti vivere di turismo da noi mentre dovremmo tornare a produrre, a fabbricare cose. Solo così ripartono i porti, i trasporti, riparte tutto e soprattutto siamo decisivi, mentre il turismo è sempre fungibile. Presi tutti dall’ordinarietà, si è fermato il momento dell’analisi della prospettiva strategica: immaginare come sarà il paese nei prossimi anni. Il territorio evolve in base all’economia: è l’economia che guida tutto.
La Governance regionale
Noi abbiamo l’ufficio della Regione Puglia a Bruxelles, a pochi metri dal Parlamento europeo e sapete quante persone lavorano lì? Una sola, perché l’altra sta andando in pensione. Quindi si ritiene che la progettazione e la programmazione europea non serva a nulla. Occorrerebbe invece fare delle riunioni, almeno in 5, analizzare le priorità di ogni territorio. La provincia e la Regione devono collaborare in questo senso. La pandemia è stata uno spartiacque nel rapporto tra governo e Regioni. Io sono un inguaribile ottimista e dico che ce la dobbiamo fare».