Dopo vent’anni da quell’11 settembre 2001, il settore turistico soffre una nuova battuta d’arresto.
Le numerose ricerche sul campo, seguite da statistiche dettagliate circa i flussi in entrata e in uscita negli esercizi ricettivi, e le equivalenti perdite ingenti, alle quali hanno cercato di soccombere tutti gli attori del settore, parlano molto chiaro: è il turismo a pagare le conseguenze più pesanti di questa pandemia.
Secondo quanto emerge dal Focus realizzato dai consulenti del lavoro della Fondazione Studi, tra giugno 2019 e 2020, il mercato del lavoro italiano ha subito un crollo di 841 mila occupati, tra contratti cessati e mancate assunzioni, e il settore turistico in particolare, nel secondo trimestre, ha registrato un crollo della base occupazionale pari al 28,3%. Nonostante il breve sospiro estivo, è difficile credere che il comparto riuscirà a recuperare velocemente da questo punto di vista. E questo si configura come un altro problema da risolvere, tenendo in considerazione che il turismo rappresenta un fondamentale pilastro per il processo di crescita e di sviluppo economico con grandi capacità occupazionali, per il 60 % costituito da giovani (sotto i 40 anni), secondo quanto riportato dai numerosi Report Eurispes.
Gli operatori, quindi, si trovano a dover fronteggiare diversi ordini di problematiche che affliggono il nostro Paese, a partire dalla frammentazione dei servizi offerti e, a volte, dalla loro discutibile qualità a fronte dell’urgente “messa in vendita” mossi da un impellente bisogno di fatturato, la concentrazione turistica in termini di tempo e spazio, la carenza di strutture e infrastrutture, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, la mancanza di competenze adeguate da parte degli operatori del settore, i quali adottano delle strategie di sviluppo territoriale che poco si sposano con il concetto di sostenibilità ambientale, economica e sociale, oltre agli effetti derivanti dallo scoppio e dall’evoluzione di una pandemia senza precedenti.
Con l’esplosione del Covid19 sono cambiate le tendenze della domanda, i comportamenti di viaggio, i bisogni, le metodologie e le tempistiche di prenotazione, la durata del soggiorno, i mezzi di trasporto utilizzati, il grado di sensibilità nei confronti dell’ambiente, ma soprattutto è mutata la percezione della sicurezza da parte del turista.
Una prima risposta viene proprio dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che si inserisce all’interno del programma Next Generation UE, costituito da 750 miliardi di euro, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica, scatenata dal diffondersi del Coronavirus. Il programma consta di investimenti e riforme, con il fine di accelerare la transizione ecologica e digitale e migliorare la formazione dei lavoratori. Rappresenta, inoltre, la giusta occasione per riprendere il percorso di crescita economica sostenibile e a lungo termine, intervenendo su quei fattori che hanno rallentato tale processo negli ultimi decenni. Tra le sei missioni di cui si compone il Piano, è la prima ad assumere particolare rilievo per quanto espresso poc’anzi. La M1C3 prevede un finanziamento pari a 6,68 miliardi da ripartire all’interno di quattro ambiti di intervento: patrimonio culturale per la prossima generazione, rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale, industria culturale e creativa 4.0 ed, infine, turismo 4.0.
Con questo strumento, il Governo intende intervenire sui trasporti pubblici che permettono la fruizione delle destinazioni turistiche e dei luoghi di cultura, andando ad abbattere le barriere architettoniche che rappresentano un ostacolo in tal senso, sulla digitalizzazione del patrimonio storico-artistico e delle Pmi, sulla riduzione del rischio idro-geologico del territorio, sulla salvaguardia dei parchi e delle riserve marine e sul sostegno alle filiere per i prodotti tipici regionali.
L’investimento 4.1, nel dettaglio, prevede la creazione di un hub digitale del turismo, il potenziamento del portale Italia.it e la creazione di un serbatoio di dati, definito nel Piano come “data lake” che serva anche a strumenti di intelligenza artificiale per analizzare le caratteristiche e gli andamenti della domanda. Quest’ultimo progetto si configura come un enorme salto in avanti per quanto riguarda la gestione e lo sviluppo delle destinazioni turistiche, concepite non solo come contenitore di risorse naturalistiche, culturali, enogastronomiche capaci di attirare flussi turistici.
Per meglio implementare le linee guida sulle quali si focalizza il Piano, occorre intervenire in più direttrici:
–Effettuare uno studio meticoloso circa le aree maggiormente critiche del nostro Paese, facendo lì confluire gli investimenti, al fine di permettere un processo di crescita economica, in ottica anche turistica, di medio-lungo termine;
–Riprogettare offerte turistiche capaci di attrarre il turista, che richiede sempre più di essere rincuorato, di sentirsi al sicuro anche in vacanza, di essere accompagnato in tutte le fasi del processo di acquisto, puntando alla sostenibilità, alla destagionalizzazione e alla qualità dell’offerta, più che alla quantità;
–Stimolare un processo di formazione, che veda come protagonisti tutti gli attori del settore, per meglio adeguarsi alla dinamicità della domanda, sviluppando competenze differenziate e all’avanguardia;
–Guardare al territorio secondo un’ottica globale, creando sinergia tra tutti gli attori e favorendo lo sviluppo di una vision integrata.