I distretti biologici, importanti poli di valorizzazione e innovazione, attivi in numerose regioni italiane trovano finalmente un riscontro normativo unitario nel nuovo decreto del Ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e forestale(Masaf). Un distretto biologico è infatti l’unione di attori operanti in un’area geografica con una spiccata vocazione al biologico e nella quale i diversi attori (agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni) stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere fino al consumo.
Constatato, il notevole movimento creatosi da esperienze avviate in diversi territori italiani e delle norme che alcune regioni hanno attivato per disciplinare i biodistretti nei rispettivi territori, cresce infatti l’esigenza di un quadro normativo unitario ed esteso all’intero territorio nazionale.
La legge n.23/2022 sulla produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico ha dato definizione giuridica ai distretti biologici, tra questi troviamo infatti i sistemi produttivi locali, anche interprovinciali o interregionali, che manifestino una spiccata vocazione agricola dalla coltivazione e l’allevamento, fino alla trasformazione dei prodotti con metodologia biologica.
La definizione dei requisiti e delle condizioni per la costituzione dei biodistretti è stata invece affidata dalla legge a un successivo provvedimento, il decreto del 28 dicembre 2022, che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale a fine febbraio.
Per meglio comprendere la composizione di un distretto biologico, analizziamo il decreto Masaf (ex Mipaaf) del 28 dicembre 2022 che stabilisce i requisiti di un biodistretto, al suo interno dovranno obbligatoriamente trovarsi:
- imprenditori agricoli biologici, singoli o associati, anche in regime di conversione ovvero a regime misto biologico e convenzionale, iscritti all’elenco pubblico degli operatori dell’agricoltura e dell’acquacoltura biologiche;
- associazioni di produttori biologici;
- soggetti singoli o associati, comprese le società cooperative e consorzi, che intervengono nella filiera biologica in qualsiasi fase a partire dalla produzione primaria di un prodotto biologico attraverso magazzinaggio, trasformazione, trasporto e vendita o fornitura al consumatore finale, vengono incluse l’etichettatura, la pubblicità, l’attività di importazione, esportazione e appalto.
Gli imprenditori agricoli, inoltre, devono essere rappresentativi di una SAU biologica, o di altro tipo di misurazione per altre produzioni, definita dalla regione che opera il riconoscimento e devono rappresentare almeno il 51% dei componenti del consiglio direttivo.
Gli altri membri del distretto biologico possono essere:
- enti locali e altri enti pubblici che adottino politiche di tutela delle produzioni biologiche, di difesa dell’ambiente, di conservazione del suolo agricolo e di difesa della biodiversità
- imprenditori agricoli, singoli o associati, che non adottano il metodo biologico, con particolare riguardo ai soggetti produttivi riconosciuti dalle leggi sulla la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e provenienti da filiera corta
- enti e associazioni pubblici e privati, consorzi, fondazioni, aziende speciali, società a partecipazione pubblica, enti economici regionali che svolgono attività nell’ambito della formazione, della promozione del territorio e dei prodotti agricoli, della ricerca e dell’innovazione finalizzate allo sviluppo del sistema produttivo primario
- associazioni locali di consumatori
- organizzazioni di produttori
- organizzazioni professionali agricole, organizzazioni sindacali e associazioni di rappresentanza della cooperazione del territorio di riferimento
- altri soggetti privati volti a consolidare l’aggregazione e il confronto dei diversi interessi locali per la valorizzazione delle risorse e lo sviluppo economico del territorio, in sintonia con ambiente e tradizione storica.
Il decreto del Masaf stabilisce in primis che i soggetti interessati a promuovere la creazione di un distretto biologico dovranno costituire un comitato promotore, rappresentativo del tessuto socio-economico territoriale regionale o interregionale.
L’adesione al comitato promotore deve essere formalizzata attraverso la stipula e la sottoscrizione di un protocollo che individui:
- i soggetti partecipanti (per le aziende serve anche l’autocertificazione dell’avvenuta notifica dell’avvio di attività con metodo di produzione biologica)
- la delimitazione territoriale del distretto
- l’indicazione delle attività partecipative che s’intende attivare nei territori interessati.
Questa istanza deve essere presentata alla regione di appartenenza, o a ciascuna regione in caso di distretti compresi nel territorio di più regioni, dal soggetto che è stato individuato quale gestore per la rappresentanza esterna del comitato.
Oltre al protocollo, la domanda di riconoscimento deve contenere il piano del distretto, un programma di attività di durata compresa tra tre e cinque anni.
I Distretti Biologici possono essere un importante strumento per la creazione di reti di attori che lavorino per lo sviluppo territoriale all’insegna dell’economia circolare e il nuovo quadro normativo permette un più rapido sviluppo degli stessi.
Si tratta di un’importante opportunità di fare rete, in grado di apportare enormi benefici ai distretti territoriali che si attiveranno per costituirli.
Per saperne di più rimandiamo al decreto del 28 dicembre 2022 per la determinazione dei requisiti e delle condizioni per la costituzione dei distretti biologici.