clima lazio 2050

Ecogest Studio clima Lazio: temperatura fino a 1,9°C entro il 2050

La regione Lazio verso temperature sempre più calde e con la diminuzione di piogge a causa degli effetti del cambiamento climatico. Il Centro Studi Cambiamento Climatico di Greenway ed Ecogest mostra i dati e le previsioni per i prossimi anni

Il clima nel Lazio nei prossimi decenni sarà caratterizzato da un aumento della temperatura e da una diminuzione delle precipitazioni, oltre a un contemporaneo aumento di fenomeni di piogge estreme, che pongono la regione a rischio siccità e eventi distruttivi.

Le proiezioni degli indicatori per il futuro mostrano un generale aumento della temperatura media, con un incremento fino a 1,9°C nel 2050. Questo valore coincide con quello atteso per la macro-zone dell’Italia centrale. Lo scenario che si prefigura nei prossimi 25/30 anni mostra una riduzione generale dei periodi con giorni molto freddi, cioè con temperature massime e minime inferiori a 0°C e crescita dei periodi con giorni ad alta temperatura, caratterizzati da ondate di calore e notti tropicali, in forte aumento per l’intera regione, con percentuali di frequenza più alte di quelle previste per l’intera area dell’Italia centrale.

Sono alcuni dei dati elaborati dal Centro Studi per il Cambiamento Climatico, promosso da Greenway Group Srl ed Ecogest Spa, che ha pubblicato recentemente il Report climatico della Regione Lazio. Il report segue una serie di altri studi a carattere regionale che il CSCC ha recentemente prodotto, su gran parte del territorio nazionale, ma anche sull’intera area mediterranea, e pubblicato a beneficio anche degli Enti territoriali competenti.

L’analisi degli indicatori considerati per le precipitazioni intense, mostrano un aumento generale delle precipitazioni massime giornaliere e delle precipitazioni estreme (99° percentile di precipitazione), con una differenziazione tra le aree costiere, dove l’intensità dei fenomeni cresce, e le zone interne dove invece diminuisce. Per quanto riguarda il fenomeno della siccità, si prevede un leggero aumento dei giorni consecutivi di permanenza del fenomeno.

In questo contesto è possibile misurare anche il rischio di fenomeni idrogeologici estremi come le frane. Nel Lazio il 5,4% del territorio della regione si trova in scenari di pericolosità elevata/molto elevata. A ciò corrispondono le aree allagabili, a seguito di eventi alluvionali, che si prevede siano il 2,5% del territorio regionale a pericolosità elevata, per un’estensione di circa 442,498km2.

Tutto ciò comporta anche un’evoluzione delle colture agricole, per le quali le proiezioni mostrano come il mais e pomodoro saranno tra le poche coltivazioni che si adatteranno meglio ai nuovi scenari climatici.

Per quanto riguarda la città di Roma, in particolare, lo studio mostra un aumento della temperatura media nella stagione estiva, con +6°C in una scala di 100 anni, e in autunno, con +5°C applicando la medesima scala, oltre a una sensibile crescita del numero di giorni caldi.

“Il nostro studio – dichiara Valerio Molinari, presidente del CSCC e azionista di riferimento di Ecogest Spa cofondatrice del Centro Studi – ha lo scopo di fornire dati utili a orientare le future scelte infrastrutturali e manutentive sia a livello centrale che periferico, in ausilio e sostegno alle scelte strategiche delle amministrazioni di competenza, ma anche di dare il giusto peso alle conseguenze di un fenomeno progressivo ed inarrestabile quale il cambiamento climatico. La temperatura è il parametro climatico che mostra più chiaramente i cambiamenti del clima nella regione Lazio, con un significativo aumento che ci aspettiamo da qui ai prossimi 30 anni. È necessario che dalla diagnosi si passi alla cura, in maniera rapida attraverso l’innovazione scientifica e tecnica, e, soprattutto, affidandosi all’esperienza ed al know how di quanti, da tempo, hanno intuito i rischi insiti in questi cambiamenti studiandone non solo effetti, ma anche soluzioni efficaci per un’emergenza globale di tale portata – conclude Molinari”.

Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti e incidono in maniera significativa sulla nostra vita. Tra i settori più colpiti senza dubbio troviamo quello delle infrastrutture di trasporto.

UN’AZIONE CONCRETA: LA MANUTENZIONE DELLE INFRASTRUTTURE

Dall’evidenza dei numeri appena riportati risulta evidente che la manutenzione delle reti infrastrutturali sia fondamentale quando si parla di infrastrutture stradali e della loro capacità di essere resilienti agli effetti del cambiamento climatico.

“Le soluzioni esistono, e sono molteplici – continua Valerio Molinari -. Innanzitutto, bisogna pianificare e rimodulare la manutenzione supportandola attraverso soluzioni come telecamere online, stazioni meteorologiche, sensori di carico stradale, sistemi telematici avanzati in grado di regolare il flusso del traffico e di evitarne la congestione. Importante anche la scelta di nuovi impianti a verde, che influisce sullo stato di conservazione delle infrastrutture stradali e autostradali. Tra le soluzioni potremmo pensare, per l’esempio, a piante ed alberi autoctoni nei nuovi impianti, razionalizzazione e adeguamento della pianificazione degli interventi di manutenzione, applicazione di nuove tecnologie di studio e controllo alla manutenzione del verde, a partire dai droni e dal monitoraggio continuo dello stato della vegetazione”. 

Fonte e foto: www.eprcomunicazione.it

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