Il 15 marzo, gli ambasciatori degli Stati membri dell’Unione Europea, riuniti nel Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER), hanno espresso il loro voto favorevole alla Direttiva sulla Diligenza Dovuta per la Sostenibilità Aziendale (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, CSDDD), conosciuta anche come CSDD o Supply Chain Act.
Questa direttiva mira a fissare regole sulla responsabilità delle grandi imprese riguardo agli impatti negativi, sia reali che potenziali, sulle questioni ambientali e sui diritti umani, coinvolgendo sia le proprie operazioni che quelle delle filiere di approvvigionamento. Questo voto segna la conclusione di un lungo percorso verso l’approvazione della CSDDD, che ha visto ritardi e respingimenti, culminati in un compromesso che ha ridotto l’ambizione iniziale del testo.
La direttiva si applicherà a imprese con più di 1.000 dipendenti e un fatturato globale superiore a 450 milioni di euro, escludendo i settori considerati ad alto rischio e posticipando ulteriormente l’introduzione delle normative. Heidi Hautala, vicepresidente del Parlamento Europeo, ha dichiarato su LinkedIn che, nonostante gli ostacoli, l’essenza della direttiva è stata preservata, introducendo per la prima volta nel diritto dell’UE i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani.
Critiche sono state mosse riguardo alla diluizione del testo, con Hannah Storey di Amnesty International che sottolinea come la direttiva, nella sua forma attuale, si applicherà solo alle imprese più grandi, escludendo il 70% delle aziende inizialmente previste. L’adozione formale del testo da parte del Consiglio UE e la successiva votazione della Commissione Affari Legali del Parlamento europeo rappresentano i prossimi passaggi, con un voto finale previsto in plenaria ad aprile 2024.
La direttiva ha superato la soglia di maggioranza qualificata in COREPER grazie a intensi sforzi diplomatici e compromessi dell’ultimo momento. Reazioni variegate sono emerse da parte del mondo industriale, con alcune associazioni che criticano l’introduzione di oneri burocratici eccessivi e costi aggiuntivi, mentre altre, come il World Business Council for Sustainable Development, hanno esortato al sostegno della direttiva. Business Europe ha espresso preoccupazioni per le dure sanzioni e le potenziali controversie legali, pur riconoscendo la necessità di un’armonizzazione per prevenire la frammentazione del Mercato Unico.
Diverse voci si sono levate a favore della direttiva, sottolineando l’importanza di impegnarsi per minimizzare gli impatti negativi lungo le catene di valore. Tuttavia, il direttore generale di Business Europe ha criticato il margine stretto di approvazione e l’astensione di numerosi Stati membri, chiedendo che le preoccupazioni rimanenti siano affrontate prima dell’adozione finale.
In conclusione, la direttiva CSDDD rappresenta un importante passo avanti nella regolamentazione della responsabilità aziendale in termini di sostenibilità, nonostante le critiche e le sfide legate alla sua attuazione. La sua approvazione segnala un impegno crescente verso standard più elevati di diligenza dovuta in materia di diritti umani e ambientali nelle catene di approvvigionamento globali.
Foto: Consiglio Europeo