Ridurre l’impronta ecologica: strategie e modelli per il Territorio

L’innovazione imprenditoriale può davvero conciliarsi con le peculiarità di un territorio e al tempo stesso rispettare i rigorosi criteri della sostenibilità? È questa la sfida al centro del contributo del Professor Marco Sponziello nel Masterplan della Terra d’Otranto, progetto promosso dall’Università del Salento. Il suo studio, intitolato ‘Ridurre l’impronta ecologica agendo sul comportamento degli attori territoriali‘, esplora strategie concrete per intrecciare innovazione e sostenibilità nel tessuto economico e sociale, con l’obiettivo di rafforzare competitività sostenibile e resilienza del territorio. Nel corso dell’articolo, verranno approfonditi i principali contenuti del lavoro, delineando le soluzioni più efficaci proposte per un futuro sostenibile.

Il ruolo delle aziende nella transizione sostenibile

Le imprese rivestono un ruolo determinante nella sfida della sostenibilità, contribuendo attivamente alla riduzione dell’impatto ambientale attraverso l’adozione di strategie ispirate ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance). L’integrazione di modelli di economia circolare, l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e la gestione responsabile delle risorse rappresentano leve strategiche fondamentali per contenere l’impronta ecologica e accrescere la competitività del territorio.

L’impiego di energie rinnovabili, la razionalizzazione dei consumi idrici e la selezione di fornitori che operano in un’ottica di sostenibilità lungo la filiera corta costituiscono, infatti, strumenti decisivi per un modello di sviluppo sostenibile. Sebbene non vi siano obblighi normativi uniformi a livello internazionale, standard come la certificazione ISO 14000 sulla gestione ambientale o la ISO 14064 per il controllo delle emissioni di gas serra forniscono linee guida consolidate per le imprese che intendono intraprendere questo percorso.

L’adesione a tali protocolli, oltre a garantire benefici ambientali, consente alle aziende di accedere a incentivi economici e iscriversi a registri di eccellenza come quello delle Società Benefit. Questo modello d’impresa, che integra l’obiettivo del profitto con un impatto positivo sulla società e sull’ambiente, si sta diffondendo con rapidità nel Mezzogiorno, con la Terra d’Otranto che si distingue per l’elevata concentrazione di aziende orientate alla sostenibilità.

La governance pubblica e il principio DNSH

Se il mondo imprenditoriale ha già avviato un percorso verso la transizione ecologica, la pubblica amministrazione è chiamata a rafforzare il proprio impegno nell’integrazione dei criteri ESG all’interno delle politiche territoriali. Centrale, in questo senso, è l’applicazione del principio del DNSH (Do No Significant Harm), che impone che qualsiasi attività pubblica non arrechi danni significativi all’ambiente, alla salute umana o alla biodiversità.

Questo paradigma si estende a numerosi ambiti, dagli appalti pubblici all’efficientamento della gestione dei rifiuti, fino alla promozione di una mobilità sostenibile. L’adozione di strategie basate su questi principi non solo favorisce una migliore qualità della vita per i cittadini, ma rafforza anche la fiducia nelle istituzioni, rendendo il territorio più resiliente e competitivo.

Tra le iniziative più incisive in questo scenario vi è l’implementazione della norma ISO 37101, uno standard internazionale che fornisce indicazioni concrete per la gestione sostenibile delle comunità. Applicarlo significherebbe promuovere l’uso responsabile delle risorse, ridurre gli sprechi e migliorare il benessere economico e sociale della collettività.

Strategie ambientali per la Terra d’Otranto

La particolare conformazione geografica della Terra d’Otranto, con la sua esposizione privilegiata al sole e la vicinanza al mare, offre un’opportunità unica per sviluppare un’economia fondata sulle energie rinnovabili e sulla Blue Economy. L’installazione di impianti fotovoltaici su edifici pubblici e privati, l’integrazione di sistemi eolici e la creazione di comunità energetiche rappresentano passi concreti per accelerare la transizione energetica.

Anche il settore agricolo può contribuire attivamente al cambiamento, attraverso l’adozione di pratiche innovative e sostenibili. Il riutilizzo dei sottoprodotti agricoli per la produzione di biogas, la rigenerazione dei suoli e la ripiantumazione di ulivi autoctoni resistenti alla Xylella sono strategie che, oltre a mitigare l’impatto ambientale, rafforzano la competitività del comparto agricolo locale. La promozione delle filiere corte agroalimentari, infine, ridurrebbe la dipendenza dalle importazioni e favorirebbe un modello di consumo più sostenibile e radicato nel territorio.

Sostenibilità e turismo: una sfida per il futuro

Tra i settori più esposti alle sfide ambientali vi è senza dubbio il turismo, risorsa strategica per la Terra d’Otranto ma anche potenziale fattore di rischio per gli ecosistemi locali. Per garantire un equilibrio tra sviluppo economico e tutela del territorio, occorre promuovere forme di turismo culturale e slow tourism, riducendo la pressione antropica stagionale e valorizzando il patrimonio storico e naturalistico con un approccio sostenibile.

L’adozione della norma ISO 20121, che certifica la sostenibilità nella gestione degli eventi, potrebbe rivelarsi un utile strumento per imprese e amministrazioni impegnate nell’organizzazione di manifestazioni turistiche. Parallelamente, la riqualificazione degli spazi culturali e la loro riconversione in centri di innovazione, come hub per il coworking o il “south working”, rappresenterebbe un volano per la crescita economica, in armonia con le tradizioni locali e con il tessuto sociale del territorio.

Un modello di sviluppo sostenibile

La transizione ecologica della Terra d’Otranto richiede un’azione coordinata tra settore pubblico e privato. L’integrazione dei criteri ESG nelle strategie aziendali, unita a una governance territoriale responsabile, può trasformare l’area in un modello virtuoso di sostenibilità, replicabile su scala nazionale e internazionale. Investire in energie rinnovabili, agricoltura sostenibile, filiere corte e turismo responsabile è attualmente una scelta necessaria per contrastare il cambiamento climatico e costituisce anche un’opportunità di crescita concreta per l’intero Mezzogiorno. La Terra d’Otranto ha la possibilità di affermarsi come laboratorio di innovazione e sostenibilità, dimostrando che tutela ambientale e sviluppo economico non sono concetti antitetici, ma possono procedere insieme verso un futuro più resiliente e competitivo.

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